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martedì 31 maggio 2016

Paolo Mannu e il tempo sospeso


Ciao Paolo
Se vuoi sapere qualcosa di quaggiù cominciamo con le cose belle. Hai visto che splendida festa in tuo onore l’estate scorsa in piazza a Morgex?
Era stracolma di persone che conservavano, ciascuno, un brandello immortale del tuo passaggio nel mondo. Ci hai fatto di nuovo sorridere, inumidire gli occhi, riflettere, commuovere, stupire con la tua parola, l’inventiva, l’amore dichiarato per il territorio e la gente di Morgex. C’erano tua sorella con Christiane. Avevamo tutti la necessità di confidarci il peso del tuo vuoto, narrare un aneddoto, confessare una intima sensazione, la bellezza della tua generosità e passione per l’impegno a tutto campo: sociale, lavorativo, familiare, culturale, interpersonale. Una rievocazione come quella non è da tutti, Paolo, no, credimi.
Noi qui del mondo, dell’uomo, del senso di tutto ciò ci capiamo sempre un pò meno, cerchiamo significati che come mosche sfuggono appena credi di averle afferrate;  fingiamo di avere delle certezze e di sapere dove vogliamo arrivare. Facciamo allora l’unica cosa che possiamo: provare ogni giorno a ripartire e continuare a vivere. E dire parole, scrivere parole per non perderci, per inventare emozioni, per tentare di strappare all’oblio il bello, il giusto, il vero, un sentimento. Come tu sapevi fare in modo sublime e come è descritto in questo brano che ti offro.

“ I monti  incombono sulla vita e sulla morte e su queste case che si stringono una all’altra sulla lingua di terra. Viviamo nel fondo di una conca, il giorno passa, si fa  sera, si riempie a poco a poco di tenebre, poi si accendono le stelle. Brillano in eterno sopra di noi, come se portassero un messaggio urgente, ma quale, e da parte di chi? Cosa vogliono da noi, o forse piuttosto, cosa vogliamo noi da loro?
C’è ben poco di noi, oggi, che evoca la luce. Siamo molto più vicini alle tenebre, siamo quasi tenebra, l’unica cosa che ci resta sono i ricordi e poi la speranza che si è però affievolita, continua a poco a poco a estinguersi e presto somiglierà a una stella fredda, un lugubre blocco di roccia. Eppure un paio di cose sulla vita le sappiamo, e anche sulla morte, e possiamo dirle: abbiamo fatto tutta questa strada per incantarci e per smuovere il destino.………..
Vita e ricordi che si sono consumati secondo l’implacabile legge del tempo. E’ questo che vogliamo cambiare. Le nostre parole sono come squadre di salvataggio che non rinunciano alla ricerca, il loro scopo è riscattare gli eventi passati e le vite ormai spente dal buco nero dell’oblio, e non è compito da poco, ma può anche darsi che, chissà, magari salvino anche noi, prima che sia troppo tardi. Per il momento basta così, ti consegniamo le nostre parole, queste squadre di soccorritori smarriti e dispersi, insicuri del loro ruolo, tutte le bussole rotte, le carte geografiche strappate o superate, ma tu accettale comunque. Poi, staremo a vedere.“
Da “Paradiso e Inferno“ di Jon Kalman Stèfansson


Ciao Paolo, continua a farci sentire la tua presenza.