Ciao Paolo
Se vuoi sapere qualcosa
di quaggiù cominciamo con le cose belle. Hai visto che splendida festa in tuo onore
l’estate scorsa in piazza a Morgex?
Era stracolma di persone che conservavano, ciascuno, un brandello immortale del tuo passaggio nel mondo.
Ci hai fatto di nuovo sorridere, inumidire gli occhi, riflettere, commuovere,
stupire con la tua parola, l’inventiva, l’amore dichiarato per il territorio e
la gente di Morgex. C’erano tua sorella con Christiane. Avevamo tutti la
necessità di confidarci il peso del tuo vuoto, narrare un aneddoto, confessare
una intima sensazione, la bellezza della tua generosità e passione per
l’impegno a tutto campo: sociale, lavorativo, familiare, culturale,
interpersonale. Una rievocazione come quella non è da tutti, Paolo, no, credimi.
Noi qui del mondo,
dell’uomo, del senso di tutto ciò ci capiamo sempre un pò meno, cerchiamo
significati che come mosche sfuggono appena credi di averle afferrate; fingiamo di avere delle certezze e di sapere dove vogliamo arrivare. Facciamo allora l’unica cosa che possiamo: provare ogni giorno a ripartire e continuare a vivere. E dire parole, scrivere
parole per non perderci, per inventare emozioni, per tentare di strappare
all’oblio il bello, il giusto, il vero, un sentimento. Come tu sapevi fare in modo sublime e come
è descritto in questo brano che ti offro.
“ I monti incombono sulla vita e sulla morte e su
queste case che si stringono una all’altra sulla lingua di terra. Viviamo nel
fondo di una conca, il giorno passa, si fa
sera, si riempie a poco a poco di tenebre, poi si accendono le stelle.
Brillano in eterno sopra di noi, come se portassero un messaggio urgente, ma
quale, e da parte di chi? Cosa vogliono da noi, o forse piuttosto, cosa
vogliamo noi da loro?
C’è ben poco di noi,
oggi, che evoca la luce. Siamo molto più vicini alle tenebre, siamo quasi
tenebra, l’unica cosa che ci resta sono i ricordi e poi la speranza che si è
però affievolita, continua a poco a poco a estinguersi e presto somiglierà a
una stella fredda, un lugubre blocco di roccia. Eppure un paio di cose sulla
vita le sappiamo, e anche sulla morte, e possiamo dirle: abbiamo fatto tutta
questa strada per incantarci e per smuovere il destino.………..
Vita e ricordi che si
sono consumati secondo l’implacabile legge del tempo. E’ questo che vogliamo
cambiare. Le nostre parole sono come squadre di salvataggio che non rinunciano
alla ricerca, il loro scopo è riscattare gli eventi passati e le vite ormai
spente dal buco nero dell’oblio, e non è compito da poco, ma può anche darsi
che, chissà, magari salvino anche noi, prima che sia troppo tardi. Per il
momento basta così, ti consegniamo le nostre parole, queste squadre di
soccorritori smarriti e dispersi, insicuri del loro ruolo, tutte le bussole
rotte, le carte geografiche strappate o superate, ma tu accettale comunque.
Poi, staremo a vedere.“
Da “Paradiso e Inferno“
di Jon Kalman Stèfansson
Ciao Paolo, continua a
farci sentire la tua presenza.