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venerdì 21 ottobre 2011

la grandezza dell'uomo



“ Io credo che la grandezza degli uomini si misuri con la grandezza dei loro sogni e con la loro capacità di realizzarli, ma ci sono sogni così grandi che fanno grande un uomo solo per essere riuscito a pensarli e per aver provato a realizzarli. Uno di quei sogni per cui vale la pena di vivere è vivere una vita che vale la pena di essere raccontata.”
( Lorenzo Licalzi )

martedì 31 maggio 2011

Emozioni condivise e inespresse


01/06/2011
Ciao Paolo
È un anno che quotidianamente viviamo la tua assenza, ma non si è interrotto il dialogo con te dentro di me e di molti di noi considerando quanto hai depositato nelle nostre menti e nei nostri cuori.
Manchi non solo ai pragmatici che stimavano in te il Medico capace e disponibile e che, bene o male, hanno rimpiazzato con altri Medici.
Manchi non solo a chi ti ha avuto come complesso compagno di vita per un lungo tratto del cammino e penso naturalmente a Christiane e figlioli.
Manchi a chi sapeva di avere in te una persona amica, attenta, riflessiva e dal giudizio onesto.
Manchi a chi ha goduto della tua poesia, del tuo entusiasmo vitale, trascinante e del tuo offrirti come attore teatrale per rileggere la realtà in modo ironico e bonario.
Manchi a tutti noi Paolo che sentiamo di non meritare del tutto la vita che ci è dato ancora di percorrere e che tu hai improvvisamente fermato nella dimensione della nostalgia. Noi che, pur orfani del tuo affetto, continuiamo a lavorare, sorridere, soffrire, infilarci nel letto tiepido la sera, bere un buon bicchiere in compagnia, sperare, arrabbiarci e tutte le altre storie della vita cui anche tu avresti diritto.
Manca l’affabulazione di cui eri capace parlando della Sardegna: terra di miti e saggezza  arcaica nei tuoi racconti.
    Sarebbe bello, prima che il tempo sgretoli spietato la memoria e le emozioni, che chi ti ha amato e ha gioito nella tua ricca amicizia raccogliesse tuoi aneddoti, episodi, riflessioni, suggestioni, battute, poesie e testi per poterci fare compagnia ancora nei giorni a venire del nostro viaggiare nel tempo. Che venissero fissate su carta queste cose e quanto di te ha lasciato una traccia nel cuore e nella memoria di chi ti ha conosciuto. Proviamoci per non smarrire quel senso della vita, del cammino fra gli uomini e della bellezza del mondo che tu inconsapevolmente e con leggerezza insegnavi.
Continua pure a dialogare con noi tutti Paolo, sei sempre prezioso.

domenica 16 gennaio 2011

Dottor Bassi e il Volontariato nel Soccorso

A completamento e in onore del Dottor Bassi nell'occasione della sua recente scomparsa offro a chi volesse leggerlo questo scritto che è un pò testamento spirituale, esortazione e preghiera nello spirito del soccorritore inteso, come dal Dottor Bassi ben descritto, la massima espressione dell'Uomo.



SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO



SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO:
Capace di rínascere ogni giorno nello Spirito del Soccorso senza paura del domani, senza paura dell'oggi e senza complessi del passato:
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare che non parli per parlare.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di sentirsi insieme di piangere insieme, di ridere insieme, di pensare insieme e di sognare insieme.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Capace di perdonare senza sentirsi distrutto, di vincere senza sentirsi onnipotente, di domandare dove c'è una risposta, rispondere dove c'è una chiamata, di portare la pace dove c'è l'inquietudine e di portare l'inquietudine dove c'è troppa pace.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Che sappia usare le mani per soccorrere, indicare la strada da seguire, accusare se necessario senza paura, accarezzare se necessario senza falso pudore e portare il soccorso dal forse del passato alla certezza del presente.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Senza molti mezzi ma con molto da fare, un uomo che nella crisi non cerchi altro lavoro ma come meglio lavorare, un uomo che viva nella struttura ma non per la struttura e non nella struttura.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Che trovi la sua libertà nel vivere e nel servire e non nel fare quello che vuole.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Che abbia nostalgia di Dio, della storia Umana, della Povertà, del Soccorso, della purezza del soccorso e obbedienza al soccorso.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Che non confonda la Spiritualità con il Sentimentalismo, la Chiamata conl'interesse, l'impegno con l'Ambizione, il Personalismo con l'efficienza.
SI CERCA PER IL SOCCORSO UN UOMO
Capace di morire per il Soccorso ma ancor più capace di vivere per attuarlo, un uomo capace di diventare maestro del Soccorso, Profeta del Soccorso, un uomo che parli con la sua vita di Soccorso. (Dott. Pietro Bassi ) Natale 1989

sabato 15 gennaio 2011

Il Dottor Bassi e Courmayeur

Il 13/01/11 dopo un lungo, lunghissimo e silenzioso addio si è spento il corpo del Dott. Pietro Bassi all’RSA di Aosta assistito dalla moglie, l'amorevole e infaticabile Candida, e dalla grande umanità e professionalità del personale e Medici ivi operanti.
Il suo spirito, ne son più che sicuro, è volato subito in alto, sù a Courmayeur, il luogo amato, corteggiato da sempre e sposato indissolubilmente nell’anno in cui vinse la Condotta Medica di quel Comune.
Il suo spirito  è li e li  rimarrà  a contemplare quelle che aveva definito in uno dei suoi infiniti (incontenibili) slanci poetici: “le isole in cielo”, montagne uniche, severe, splendide e autorevoli, palestra d’esame per tutti gli alpinisti di cuore e rango.
Era il tempo di una Courmayeur non ancora così “mondana”, elegante e civettuola. Era comunque luogo di soggiorno anche per teste coronate, purchè veramente innamorate della montagna. Soprattutto era abitata da persone semplici che lavoravano la campagna, tenevano qualche bestia nella stalla e nel contempo facevano magari anche il mestiere di guida, di maestro di sci o gestivano in estate i rifugi in quota. In paese si incrociavano i grandi dell’alpinismo mondiale il più delle volte mescolati in semplicità  ai courmayeurins.
Era il tempo in cui era iniziata l’impresa di mettere in comunicazione l’Italia con la Francia attraverso un tunnel sotto il Monte Bianco (1957-1965). Nuvole di minatori da ogni regione d’Italia, specie del sud, vivevano e lavoravano ai piedi del Bianco in baracche che costituivano una cittadina a se. Incidenti ripetuti, talora drammatici e qualche volta mortali erano frequenti e come i turni di lavoro erano tali da coprire le 24 ore, così anche l’ambulatorio del Dott. Bassi era funzionante per 24 ore al giorno (con ironia coniavi aforismi come il “ si fermano gli aerei, si fermano i tramvai, c’è solo il dottor Bassi che non si ferma mai”). Così, per necessità, era diventato Pronto Soccorso un ambulatorio “della mutua“ di un Medico Condotto e quegli anni eroici ti hanno segnato per sempre facendoti vivere, pensare, amare ossessivamente il concetto di Primo soccorso, di volontariato in periferia. Sei stato il precursore nel volere, creare e formare i gruppi di Volontariato del Soccorso da prima di Courmayeur e poi per induzione di tutta la Valle. Nell’edificio che occupavi con Ambulatorio e Famiglia in Via Roma è passato di tutto, sia in casa che sul lavoro: studenti in medicina, alpinisti, medici, aiutanti occasionali per brevi o lunghi periodi, professori universitari e specialisti che in coincidenza di vacanze fornivano momentaneamente il loro aiuto. La commistione Famiglia-Lavoro era completa nel bene e nel male, nella vitalità stimolante e nell’assenza di privacy. Ciò malgrado son riuscite a crescer bene in quel contesto le tre bimbe Elisabetta, Chiara e Cristina grazie alla dolce e forte personalità di tua moglie Candida. A tavola c’erano costantemente i familiari coi collaboratori, talora i parenti di feriti, talora alpinisti famosi o meno di passaggio. Hai addirittura “ricoverato” più volte pazienti critici o turisti con traumi complessi in casa tua, nei vostri letti.
Intelligenza e sensibilità fuori dal comune, quasi patologiche, una energia e forza fisica notevoli ti consentivano tour de force memorabili ma sempre con grande attenzione al malato, precisione al limite della pignoleria in ogni intervento con livelli di eccellenza nella Traumatologia in cui hai saputo imprimere una tua specificità e innovazione. Hai dato un contributo alla ricerca su assideramento e congelamenti. Hai partecipato direttamente a soccorsi di alpinisti in montagna insieme a guide e alpinisti dove e quando l'elicottero non c'era o non poteva andare.
Vita prodigiosa di lavoro massacrante e, nel frattempo di crescita ( le tue 4 specializzazioni ), contatti con Università e organizzazioni di soccorso di montagna in giro per il mondo. L’attenzione per i sofferenti ti ha spinto anche in missione in Madagascar e a mandare aiuti in Sud America.
A 56 anni hai partecipato come Medico alla spedizione italiana all’Annapurna III.
La tua esuberanza e un carattere difficile ti han creati non pochi problemi nel corso dell'esistenza professionale. Memorabili nella loro durata e irruenza le tue arrabbiature. 
Chiunque ti abbia incontrato anche per problemi modesti, conserva di te un ricordo indelebile, perché non era mai banale il tuo dialogare, il tuo agire, il tuo proporti sia come uomo che come Medico.
In te la medicina ha saputo fondere con una particolarità irripetibile la figura romantica e umanitaria del medico condotto ottocentesco che gira a cavallo per le visite alla medicina tecnologica: avevi nel tuo ambulatorio di montagna l’ettrocardiografo nei tempi in cui la cardiologia disponeva come tecnica d’avanguardia dell’ECG e poco più (1960), hai avuto un Lifecar (attrezzato per la Rianimazione avanzata), l’apparecchiatura per indurre anestesia generale; apparecchi radiologici anche portatili, un laboratorio per praticare analisi di sangue e urine essenziali già dagli anni '60. Hai praticato l’assistenza intensiva domiciliare (la chiamavi “la casa di cura a domicilio”) nei tempi in cui imperava la cultura Ospedalocentrica, precorrendo i tempi: ora infatti si tende a decentrare l’assistenza anche di malati complessi ( la medicina di periferia  di cui parlavi ossessivamente ). I tempi e gli uomini cambiano e, spesso, non in meglio, caro Dott. Bassi. La medicina che praticavi era a tutto campo, con una impronta da umanesimo integrale che cercavi di mettere in ogni atto. Affermavi, coinvolgendo i tuoi collaboratori, che nel tuo Ambulatorio si praticava “dalla psicoprofilassi del parto alla ricomposizione di cadavere”, cosa che realmente facevi con gli alpinisti recuperati in montagna prima di offrirli alla pietà dei parenti e prima del rito del riconoscimento: un ultimo gesto di carità cristiana. Carità e cristianesimo che cercavi di mettere in ogni tuo agire, talvolta combattendo col tuo carattere difficile, la tua irruenza  e qualche tratto di protagonismo per cercare di correggerli, ricondurli alla mitezza cristiana....., perlopiù con scarsi risultati a onor del vero.
Ma di te e della tua personalità ipertrofica rimarrà sempre il ricordo di una capacità comunicativa fuori del comune, fascinosa o terribile. Capace di stregare e agglutinare più figure professionali nella costituzione di una equipe. Capace di stimolare le potenzialità di chi lavorava con te o di amputare dal gruppo le figure parassitarie o inadatte. Capace di incantare alle cene o alle riunioni degli alpini. Di cultura sterminata e memoria notevole amavi dire la tua senza cadere una sola volta in un luogo comune su tantissimi argomenti: eri un affabulatore unico. Capace di suscitare profonde emozioni e avido tu stesso di emozioni e di vita. non unica prova di ciò il brevetto di pilota dei ghiacciai che hai voluto conseguire non più giovanissimo.
Sei stato amato o detestato come solo ai caratteri forti capita, ma nessuno ha mai potuto affermare che la tua assistenza sia stata anonima o meno che eccezionale.
Son passati molti anni da quando hai cessato di lavorare e molti dei nuovi cittadini di Courmayeur e turisti non ti han conosciuto. Qualcuno può averti, talora, solo sentito nominare dai vecchi con qualche aneddoto o racconto.
Il tempo e la cultura contemporanea in particolare, consumano le emozioni, rendono evanescenti le memorie, banalizzano ogni cosa.
Passerà inesorabilmente anche il tuo ricordo col trascorrere dei giorni.
Ma una cosa è certa: sei stato l’emblema di una medicina che non esisterà mai più, Dottor Bassi.