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domenica 7 dicembre 2014

Letterina di Natale


“Caro Gesù Bambino

Non ricordo quando Ti ho scritto l’ultima volta. Il tempo passa e i ricordi si annebbiano: restano solo sensazioni, emozioni, ritagli di immagini e di storie. Sicuramente scrissi per chiederti qualche giocattolo che regolarmente non arrivava o se arrivava non era esattamente  quello che avevo chiesto. La scusa ufficiale nella “tua” risposta era che non ero stato bravo a scuola o con la mamma. Capirò poi che in realtà non c’erano i soldi per quello più bello. L’ho poi scoperto quando in un bel Natale mi svegliai nel cuore della notte e intravidi nella penombra mia madre che depositava un pacco ai piedi del mio letto. Rimasi stupito, disorientato e ripresi sonno solo molto tardi. Al risveglio non sapevo cosa fare. Il profilo del pacchetto faceva ben capire che non conteneva quello che desideravo. Capii allora che avendolo portato mamma (e non Gesù Bambino) che il regalo non era quello desiderato per il semplice fatto che eravamo sempre nei guai coi soldi. Simulai allora entusiasmo all’apertura del pacco per non deludere mia madre. Non che fossi così buono di animo, ma mi avrebbe fatto star male vedere il viso di mia madre rattristato dalla mia delusione.
E’ da allora che son diventato ”adulto”? Alla scoperta che Gesù Bambino aveva  altro da fare che aiutare mia madre a far bella figura con me coi regali? Non lo so.
Son trascorsi decenni come un attimo e gioisco ora a vedere la fugace ma esplosiva gioia delle nipotine all’apertura dei doni (proprio quelli che avevano desiderato), anche se so che fra qualche settimana finiranno in cantina nel mucchio degli altri dimenticati e sepolti dalla noia.
Come vorrei che mia madre in punta di piedi, nella Notte Santa, depositasse ancora ai piedi del mio letto un pacchetto con dentro un Pinocchio in bicicletta di legno come allora. Crederei ai miracoli, alla Bontà che regna sovrana l’Universo, a Gesù Bambino…..Diceva il Leopardi che il meglio della vita sono le illusioni…….ma fai presto Bambino Gesù, perché ormai si fa sera nella nostra vita.
Eccomi a riscriverti, ma non per chiederti qualcosa. Neppure le classiche cose che i bimbi ti scrivono nella letterina ( su suggerimento dei genitori o della maestra, per lo più ) come: porta la pace nel mondo, dai da mangiare a chi non ne ha, fa che il nonno guarisca, etc. Ti scrivo per farti io alcuni regali.
Che presuntuoso, dirai. Un ometto creato che vuol fare un dono al Creatore e Re dell’Universo. Che coraggio!
Per carità, nulla di così maestoso da poterTi stupire o mettere in imbarazzo, vedrai.
Dato che anche quest’anno nascerai in una stalla, lontano da casa mentre i tuoi erano in viaggio per adempiere a una norma burocratica detta censimento (anche allora la burocrazia faceva dei bei danni, come pure le tasse), ti troverai al freddo e al gelo come dice la famosa canzoncina.
Ebbene vorrei poterti riscaldare donandoTi gli sguardi incantati dei bimbi sotto i cinque anni quando guardano il presepio appena costruito.
Vorrei donarti il sentimento di sdegno che riesce ancora a provare qualcuno per la povertà, l’oppressione, la violenza, la vendetta, l’invidia e le morti insensate nelle infinite guerre e prepotenze. Sdegno che non lascia il passo alla rassegnazione, all’abitudine, al senso di impotenza. Lo sdegno, invece, che riesce a muovere qualcosa di concreto e che cerca di completare il Tuo progetto di Regno in cui i miti erediteranno la terra e i fanciulli e i poveri di spirito saranno i primi nel Regno dei Cieli.
Vorrei donarti la bellezza dell’amore puro e silenzioso delle mamme che traghettano i propri bimbi verso l’età adulta rendendoli onesti, sicuri, generosi ed entusiasti del dono della vita ( più che della Playstation o dello Smartphone ). E rimangono silenziose sulla soglia nel vederli che si allontanano da loro per entrare nel mondo. Ce ne sono, sai, di madri così. Non solo quelle che stordite da follie o falsi valori  fanno del male ai propri bimbi, li trascurano o li sopprimono.
Vorrei donarti la speranza che prova, malgrado tutto, un padre che ha perso il lavoro e non cessa di cercarne o di inventarsene uno, perché si muore se si perde la fiducia in se e nel futuro. La disperazione è una malattia dell’anima contagiosa e mortale.
Vorrei donarti la stupenda emozione di un insegnante quando scopre di aver risvegliato una forte emozione negli allievi suscitando interesse, passione e forse una scelta di vita insegnando ed educando con passione vera.
Vorrei ancora riscaldarti con l’amore immenso che alimenta la scelta di donazione totale di chi sceglie la vita consacrata o di fare volontariato, anche quello spicciolo, non organizzato in associazioni ufficiali come il fare la spesa tutti i giorni per la vecchietta del piano di sopra, portarle su la legna, ascoltare per la ventesima volta il racconto della sua vita ( se non la ascoltano loro non c’è nessun altro, ahimè, che lo farà). La donazione totale non meno grandiosa di chi sceglie di essere un provocatore, una pietra d’inciampo. Parlo di chi segue i valori dell’onestà,  della semplicità, del non desiderare il potere, del non chiedere favoritismi o di accettare tangenti per vivere con più agio o in maggiore sicurezza economica, perché sanno che accettare tutto ciò è perpetrare il Male che crea solo altra infelicità e miseria.
La notte è lunga, Gesù, e tutto quel frastuono di pecore, pastori, angeli, l’abbaglio della cometa non ti lasciano dormire e piangi un po’. Maria ti stringe a se e riesci a tranquillizzarTi. Capita anche a noi la stessa cosa, sai, Gesù.. Abbiamo tutti momenti di sconforto nella vita, di disagio, di sofferenza, di umiliazione, anche da adulti, seppure talora orgogliosamente non lo lasciamo intendere. E’ questo un altro dono che offriamo: quello dell’amicizia che scalda il cuore, che ci fa ringraziare di essere al mondo, che ci dà la gioia della festa e il piacere della conversazione. Ci tira su di morale come quando Tua Madre ti stringe al petto. E penso ai tanti amici che colorano la mia vita, anche se lontani e i pochi affettuosi parenti che mi son rimasti, tante persone che ci stimano, ci vogliono bene.
Vorrei anche donarti delle cose stupende e senza peso, che fanno sorridere, sognare, commuovere, esaltare e rabbonire. Preziose ma senza prezzo. Parlo delle note musicali e delle armonie infinite che riescono a comporre e che sono la vera unica lingua universale. Forse nel Regno non ci parlerai con voce umana ne con parole, ma con armonie indicibili, chissà…..
Un altro dono incredibile (e non mi costa nulla) lo vedrai tu stesso appena ritornerà la Primavera. Qui da noi, in montagna, dopo il primo verde, è una esplosione di colori nei prati e nei boschi. Infiniti fiori di infinite forme che ogni anno riescono a stupirci. Vieni a vederli un altr’anno se non ci credi: valgono una vita e son di tutti, gratis.
Avevo promesso di non chiederTi nulla, ma disobbedisco. Un dono solamente Ti chiedo, per il resto vedrò di arrangiarmi da solo: lasciami la memoria delle cose belle, delle persone care, degli amici, delle emozioni vissute, dei dolori superati, delle speranze, del poco o tanto bene fatto e delle poesie quotidiane che viviamo magari distrattamente e di corsa. Lasciamele dentro insieme al tesoro di Amore che ci hai insegnato. Mi aiuteranno a continuare la strada e ringrarTi per avermele fatte vivere sempre al momento giusto.


Buon Natale e bentornato Bimbo nostro.”