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sabato 15 gennaio 2011

Il Dottor Bassi e Courmayeur

Il 13/01/11 dopo un lungo, lunghissimo e silenzioso addio si è spento il corpo del Dott. Pietro Bassi all’RSA di Aosta assistito dalla moglie, l'amorevole e infaticabile Candida, e dalla grande umanità e professionalità del personale e Medici ivi operanti.
Il suo spirito, ne son più che sicuro, è volato subito in alto, sù a Courmayeur, il luogo amato, corteggiato da sempre e sposato indissolubilmente nell’anno in cui vinse la Condotta Medica di quel Comune.
Il suo spirito  è li e li  rimarrà  a contemplare quelle che aveva definito in uno dei suoi infiniti (incontenibili) slanci poetici: “le isole in cielo”, montagne uniche, severe, splendide e autorevoli, palestra d’esame per tutti gli alpinisti di cuore e rango.
Era il tempo di una Courmayeur non ancora così “mondana”, elegante e civettuola. Era comunque luogo di soggiorno anche per teste coronate, purchè veramente innamorate della montagna. Soprattutto era abitata da persone semplici che lavoravano la campagna, tenevano qualche bestia nella stalla e nel contempo facevano magari anche il mestiere di guida, di maestro di sci o gestivano in estate i rifugi in quota. In paese si incrociavano i grandi dell’alpinismo mondiale il più delle volte mescolati in semplicità  ai courmayeurins.
Era il tempo in cui era iniziata l’impresa di mettere in comunicazione l’Italia con la Francia attraverso un tunnel sotto il Monte Bianco (1957-1965). Nuvole di minatori da ogni regione d’Italia, specie del sud, vivevano e lavoravano ai piedi del Bianco in baracche che costituivano una cittadina a se. Incidenti ripetuti, talora drammatici e qualche volta mortali erano frequenti e come i turni di lavoro erano tali da coprire le 24 ore, così anche l’ambulatorio del Dott. Bassi era funzionante per 24 ore al giorno (con ironia coniavi aforismi come il “ si fermano gli aerei, si fermano i tramvai, c’è solo il dottor Bassi che non si ferma mai”). Così, per necessità, era diventato Pronto Soccorso un ambulatorio “della mutua“ di un Medico Condotto e quegli anni eroici ti hanno segnato per sempre facendoti vivere, pensare, amare ossessivamente il concetto di Primo soccorso, di volontariato in periferia. Sei stato il precursore nel volere, creare e formare i gruppi di Volontariato del Soccorso da prima di Courmayeur e poi per induzione di tutta la Valle. Nell’edificio che occupavi con Ambulatorio e Famiglia in Via Roma è passato di tutto, sia in casa che sul lavoro: studenti in medicina, alpinisti, medici, aiutanti occasionali per brevi o lunghi periodi, professori universitari e specialisti che in coincidenza di vacanze fornivano momentaneamente il loro aiuto. La commistione Famiglia-Lavoro era completa nel bene e nel male, nella vitalità stimolante e nell’assenza di privacy. Ciò malgrado son riuscite a crescer bene in quel contesto le tre bimbe Elisabetta, Chiara e Cristina grazie alla dolce e forte personalità di tua moglie Candida. A tavola c’erano costantemente i familiari coi collaboratori, talora i parenti di feriti, talora alpinisti famosi o meno di passaggio. Hai addirittura “ricoverato” più volte pazienti critici o turisti con traumi complessi in casa tua, nei vostri letti.
Intelligenza e sensibilità fuori dal comune, quasi patologiche, una energia e forza fisica notevoli ti consentivano tour de force memorabili ma sempre con grande attenzione al malato, precisione al limite della pignoleria in ogni intervento con livelli di eccellenza nella Traumatologia in cui hai saputo imprimere una tua specificità e innovazione. Hai dato un contributo alla ricerca su assideramento e congelamenti. Hai partecipato direttamente a soccorsi di alpinisti in montagna insieme a guide e alpinisti dove e quando l'elicottero non c'era o non poteva andare.
Vita prodigiosa di lavoro massacrante e, nel frattempo di crescita ( le tue 4 specializzazioni ), contatti con Università e organizzazioni di soccorso di montagna in giro per il mondo. L’attenzione per i sofferenti ti ha spinto anche in missione in Madagascar e a mandare aiuti in Sud America.
A 56 anni hai partecipato come Medico alla spedizione italiana all’Annapurna III.
La tua esuberanza e un carattere difficile ti han creati non pochi problemi nel corso dell'esistenza professionale. Memorabili nella loro durata e irruenza le tue arrabbiature. 
Chiunque ti abbia incontrato anche per problemi modesti, conserva di te un ricordo indelebile, perché non era mai banale il tuo dialogare, il tuo agire, il tuo proporti sia come uomo che come Medico.
In te la medicina ha saputo fondere con una particolarità irripetibile la figura romantica e umanitaria del medico condotto ottocentesco che gira a cavallo per le visite alla medicina tecnologica: avevi nel tuo ambulatorio di montagna l’ettrocardiografo nei tempi in cui la cardiologia disponeva come tecnica d’avanguardia dell’ECG e poco più (1960), hai avuto un Lifecar (attrezzato per la Rianimazione avanzata), l’apparecchiatura per indurre anestesia generale; apparecchi radiologici anche portatili, un laboratorio per praticare analisi di sangue e urine essenziali già dagli anni '60. Hai praticato l’assistenza intensiva domiciliare (la chiamavi “la casa di cura a domicilio”) nei tempi in cui imperava la cultura Ospedalocentrica, precorrendo i tempi: ora infatti si tende a decentrare l’assistenza anche di malati complessi ( la medicina di periferia  di cui parlavi ossessivamente ). I tempi e gli uomini cambiano e, spesso, non in meglio, caro Dott. Bassi. La medicina che praticavi era a tutto campo, con una impronta da umanesimo integrale che cercavi di mettere in ogni atto. Affermavi, coinvolgendo i tuoi collaboratori, che nel tuo Ambulatorio si praticava “dalla psicoprofilassi del parto alla ricomposizione di cadavere”, cosa che realmente facevi con gli alpinisti recuperati in montagna prima di offrirli alla pietà dei parenti e prima del rito del riconoscimento: un ultimo gesto di carità cristiana. Carità e cristianesimo che cercavi di mettere in ogni tuo agire, talvolta combattendo col tuo carattere difficile, la tua irruenza  e qualche tratto di protagonismo per cercare di correggerli, ricondurli alla mitezza cristiana....., perlopiù con scarsi risultati a onor del vero.
Ma di te e della tua personalità ipertrofica rimarrà sempre il ricordo di una capacità comunicativa fuori del comune, fascinosa o terribile. Capace di stregare e agglutinare più figure professionali nella costituzione di una equipe. Capace di stimolare le potenzialità di chi lavorava con te o di amputare dal gruppo le figure parassitarie o inadatte. Capace di incantare alle cene o alle riunioni degli alpini. Di cultura sterminata e memoria notevole amavi dire la tua senza cadere una sola volta in un luogo comune su tantissimi argomenti: eri un affabulatore unico. Capace di suscitare profonde emozioni e avido tu stesso di emozioni e di vita. non unica prova di ciò il brevetto di pilota dei ghiacciai che hai voluto conseguire non più giovanissimo.
Sei stato amato o detestato come solo ai caratteri forti capita, ma nessuno ha mai potuto affermare che la tua assistenza sia stata anonima o meno che eccezionale.
Son passati molti anni da quando hai cessato di lavorare e molti dei nuovi cittadini di Courmayeur e turisti non ti han conosciuto. Qualcuno può averti, talora, solo sentito nominare dai vecchi con qualche aneddoto o racconto.
Il tempo e la cultura contemporanea in particolare, consumano le emozioni, rendono evanescenti le memorie, banalizzano ogni cosa.
Passerà inesorabilmente anche il tuo ricordo col trascorrere dei giorni.
Ma una cosa è certa: sei stato l’emblema di una medicina che non esisterà mai più, Dottor Bassi.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ecco un articolo meraviglioso...
Grazie!

Unknown ha detto...

È lo zio di mia moglie altra figura eccezionale, era una persona che stimavo moltissimo e per cu ho grossi motivi di riconoscenza .Riposa in pace.

Gianni Mussini ha detto...

Nell'inverno del 1960 (o 1961?) mia sorella Donatella rimase sepolta - con altri turisti e sciatori - sotto una slavina staccatasi dal tetto in lamiera della stazione della funivia a Plan Checrouit. I soccorsi immediati liberarono ben presto quasi tutti, ma Donatella aveva cercato la fuga in fuori, verso un piccolo dislivello dove si accumulava la neve spalata via dal corpo principale della slavina. A un certo punto il dottor Bassi scivolò e sentì il tacco (benedetto) dello scarponcino di mia sorella, che dopo ben oltre un'ora fu salvata.
Divenne poi il medico fedele di mia madre, Bruna Mussini, ospite di Courmayeur sino alla morte (1994). Da parte mia, Bassi mi ingessò il piede destro (e il suo infermiere Cosimo Zappelli, valoroso alpinista, mi portò sulle spalle sino all'ultimo piano della casa in affitto in cui villeggiavamo). Ed ebbi tante altre occasioni per incontrarlo. Era una di quelle persone 'irregolari' che colgono le verità profonde della vita. E che coppia faceva con il parroco don Cirillo!

Unknown ha detto...

Bellissimo articolo che ricorda degnamente una persona unica che ho conosciuto anch'io. Anche a me ha visitato una caviglia. Avevo assistito ad una sua lezione di fisiologia quando erano diventate di moda le corse in alta montagna. Soprattutto ricordo la sua partecipazione a "La Fiera dei Sogni", condotta da Mike Buongiorno, dove vinse una Jeep che serviva per il soccorso in montagna. Durante una gita l'avevamo visto in servizio. Memorabili le sue battute (oggi ho litigato con Gesù Cristo!) e anche come prendeva in giro la mamma.

Unknown ha detto...

Perché Unknown? L'articolo sopra è stato fatto fa me, Mario Mussini

Anonimo ha detto...

C’è’ una divertente storiella riguardante il dottore , che ben interpreta anche la sua natura burlona : un giorno un carabiniere venne curato e fasciato alla testa ed il dottore congedandolo aveva scritto sulla fronte del milite a grandi lettere CARABINIERE, vi lascio immaginare la scena di quando è tornato in caserma.
Kiko Castellano