“Caro
Gesù Bambino
Non
ricordo quando Ti ho scritto l’ultima volta. Il tempo passa e i ricordi si
annebbiano: restano solo sensazioni, emozioni, ritagli di immagini e di storie. Sicuramente scrissi per chiederti qualche
giocattolo che regolarmente non arrivava o se arrivava non era esattamente quello che avevo chiesto. La scusa ufficiale
nella “tua” risposta era che non ero stato bravo a scuola o con la mamma.
Capirò poi che in realtà non c’erano i soldi per quello più bello. L’ho poi
scoperto quando in un bel Natale mi svegliai nel cuore della notte e intravidi
nella penombra mia madre che depositava un pacco ai piedi del mio letto. Rimasi
stupito, disorientato e ripresi sonno solo molto tardi. Al risveglio non sapevo
cosa fare. Il profilo del pacchetto faceva ben capire che non conteneva quello
che desideravo. Capii allora che avendolo portato mamma (e non Gesù Bambino) che
il regalo non era quello desiderato per il semplice fatto che eravamo sempre
nei guai coi soldi. Simulai allora entusiasmo all’apertura del pacco per non
deludere mia madre. Non che fossi così buono di animo, ma mi avrebbe fatto star
male vedere il viso di mia madre rattristato dalla mia delusione.
E’
da allora che son diventato ”adulto”? Alla scoperta che Gesù Bambino aveva altro da fare che aiutare mia madre a far
bella figura con me coi regali? Non lo so.
Son
trascorsi decenni come un attimo e gioisco ora a vedere la fugace ma esplosiva
gioia delle nipotine all’apertura dei doni (proprio quelli che avevano
desiderato), anche se so che fra qualche settimana finiranno in cantina nel
mucchio degli altri dimenticati e sepolti dalla noia.
Come
vorrei che mia madre in punta di piedi, nella Notte Santa, depositasse ancora ai
piedi del mio letto un pacchetto con dentro un Pinocchio in bicicletta di legno
come allora. Crederei ai miracoli, alla Bontà che regna sovrana l’Universo, a
Gesù Bambino…..Diceva il Leopardi che il meglio della vita sono le illusioni…….ma
fai presto Bambino Gesù, perché ormai si fa sera nella nostra vita.
Eccomi
a riscriverti, ma non per chiederti qualcosa. Neppure le classiche cose che i
bimbi ti scrivono nella letterina ( su suggerimento dei genitori o della
maestra, per lo più ) come: porta la pace nel mondo, dai da mangiare a chi non
ne ha, fa che il nonno guarisca, etc. Ti scrivo per farti io alcuni regali.
Che
presuntuoso, dirai. Un ometto creato che vuol fare un dono al Creatore e Re
dell’Universo. Che coraggio!
Per
carità, nulla di così maestoso da poterTi stupire o mettere in imbarazzo,
vedrai.
Dato
che anche quest’anno nascerai in una stalla, lontano da casa mentre i tuoi
erano in viaggio per adempiere a una norma burocratica detta censimento (anche
allora la burocrazia faceva dei bei danni, come pure le tasse), ti troverai al
freddo e al gelo come dice la famosa canzoncina.
Ebbene
vorrei poterti riscaldare donandoTi gli sguardi incantati dei bimbi sotto i
cinque anni quando guardano il presepio appena costruito.
Vorrei
donarti il sentimento di sdegno che riesce ancora a provare qualcuno per la
povertà, l’oppressione, la violenza, la vendetta, l’invidia e le morti
insensate nelle infinite guerre e prepotenze. Sdegno che non lascia il passo
alla rassegnazione, all’abitudine, al senso di impotenza. Lo sdegno, invece,
che riesce a muovere qualcosa di concreto e che cerca di completare il Tuo
progetto di Regno in cui i miti erediteranno la terra e i fanciulli e i poveri
di spirito saranno i primi nel Regno dei Cieli.
Vorrei
donarti la bellezza dell’amore puro e silenzioso delle mamme che traghettano i
propri bimbi verso l’età adulta rendendoli onesti, sicuri, generosi ed
entusiasti del dono della vita ( più che della Playstation o dello Smartphone
). E rimangono silenziose sulla soglia nel vederli che si allontanano da loro per
entrare nel mondo. Ce ne sono, sai, di madri così. Non solo quelle che stordite
da follie o falsi valori fanno del male
ai propri bimbi, li trascurano o li sopprimono.
Vorrei
donarti la speranza che prova, malgrado tutto, un padre che ha perso il lavoro
e non cessa di cercarne o di inventarsene uno, perché si muore se si perde la
fiducia in se e nel futuro. La disperazione è una malattia dell’anima
contagiosa e mortale.
Vorrei
donarti la stupenda emozione di un insegnante quando scopre di aver risvegliato
una forte emozione negli allievi suscitando interesse, passione e forse una
scelta di vita insegnando ed educando con passione vera.
Vorrei
ancora riscaldarti con l’amore immenso che alimenta la scelta di donazione
totale di chi sceglie la vita consacrata o di fare volontariato, anche quello
spicciolo, non organizzato in associazioni ufficiali come il fare la spesa
tutti i giorni per la vecchietta del piano di sopra, portarle su la legna,
ascoltare per la ventesima volta il racconto della sua vita ( se non la
ascoltano loro non c’è nessun altro, ahimè, che lo farà). La donazione totale
non meno grandiosa di chi sceglie di essere un provocatore, una pietra
d’inciampo. Parlo di chi segue i valori dell’onestà, della semplicità, del non desiderare il
potere, del non chiedere favoritismi o di accettare tangenti per vivere con più
agio o in maggiore sicurezza economica, perché sanno che accettare tutto ciò è
perpetrare il Male che crea solo altra infelicità e miseria.
La
notte è lunga, Gesù, e tutto quel frastuono di pecore, pastori, angeli,
l’abbaglio della cometa non ti lasciano dormire e piangi un po’. Maria ti
stringe a se e riesci a tranquillizzarTi. Capita anche a noi la stessa cosa,
sai, Gesù.. Abbiamo tutti momenti di sconforto nella vita, di disagio, di
sofferenza, di umiliazione, anche da adulti, seppure talora orgogliosamente non
lo lasciamo intendere. E’ questo un altro dono che offriamo: quello
dell’amicizia che scalda il cuore, che ci fa ringraziare di essere al mondo,
che ci dà la gioia della festa e il piacere della conversazione. Ci tira su di
morale come quando Tua Madre ti stringe al petto. E penso ai tanti amici che
colorano la mia vita, anche se lontani e i pochi affettuosi parenti che mi son
rimasti, tante persone che ci stimano, ci vogliono bene.
Vorrei
anche donarti delle cose stupende e senza peso, che fanno sorridere, sognare,
commuovere, esaltare e rabbonire. Preziose ma senza prezzo. Parlo delle note
musicali e delle armonie infinite che riescono a comporre e che sono la vera
unica lingua universale. Forse nel Regno non ci parlerai con voce umana ne con
parole, ma con armonie indicibili, chissà…..
Un
altro dono incredibile (e non mi costa nulla) lo vedrai tu stesso appena
ritornerà la Primavera. Qui da noi, in montagna, dopo il primo verde, è una
esplosione di colori nei prati e nei boschi. Infiniti fiori di infinite forme
che ogni anno riescono a stupirci. Vieni a vederli un altr’anno se non ci
credi: valgono una vita e son di tutti, gratis.
Avevo
promesso di non chiederTi nulla, ma disobbedisco. Un dono solamente Ti chiedo,
per il resto vedrò di arrangiarmi da solo: lasciami la memoria delle cose
belle, delle persone care, degli amici, delle emozioni vissute, dei dolori superati,
delle speranze, del poco o tanto bene fatto e delle poesie quotidiane che
viviamo magari distrattamente e di corsa. Lasciamele dentro insieme al tesoro
di Amore che ci hai insegnato. Mi aiuteranno a continuare la strada e ringrarTi
per avermele fatte vivere sempre al momento giusto.
Buon Natale e bentornato Bimbo
nostro.”