E’ ancora Natale
…….banche
che saltano affamando piccoli risparmiatori; lo Stato che massacra di tasse
tutti e riduce al lastrico i pensionati presenti e futuri; l’ISIS coi suoi
orrori; gli impulsi animali di troppi che portano ai femminicidi; la Chiesa
sempre meno credibile (povero Gesù!!!) perché profana i bambini, vive nello
sperpero, nel lusso, nella corruzione, nell’ipocrisia, nella complicità coi
potenti e coi ricchi come e più del mondo dei senzadio; la temperatura che sale
e lentamente distrugge quella meraviglia che si chiama Terra; i milioni di
rifugiati e profughi che non sanno dove andare; la fame nel mondo sempre a
livelli immorali considerando la spesa militare globale; i terremoti devastanti; le malattie che spengono la gioia
di vivere di bimbi e vecchi; i giovani ormai incatenati mano e occhi al loro
“egofonino” mentre attorno passano le stagioni e non le vedono; la finanza mondiale che tiene sotto scacco l’economia reale e i
governi; bambini che affogano navigando per fuggire dall’orrore delle guerre;
corruzione ed evasione che riducono in povertà la nostra piccola e meravigliosa
Italia…….
Fermate
il mondo, voglio scendere!
E
per tutto questo io che ci posso fare?
Boh?
Niente!
Forse
cercare di essere onesto, paziente, solidale, laborioso, affettuoso e gioioso in
famiglia. Servirà? Non so, ma non posso certo cambiarlo io il mondo. E
allora….?
Allora
anche quest’anno faccio il Presepio e l’albero.
Nei
momenti della storia in cui tutto sfugge di mano perché enormemente più grande,
incomprensibile, quando gli orizzonti scompaiono e al posto dello stomaco ti
trovi una pietra gelata, conviene fare come diceva Voltaire, coltivare il
proprio piccolo giardino** .
Quindi
mi metto a fare il Presepio e l’albero. Da solo, come sempre, perché nessuno –
come sempre – ha tempo per aiutarmi. Pazienza. Sdrammatizzo dicendo e dicendomi
che “il presepio è una cosa troppo seria per lasciarla fare a chicchessia o,
men che meno, ai bambini“.
Mentre
salendo le scale porto delle grosse pietre particolari per la scenografia trovate
nei boschi ( non il Ministro, quelli veri ) passo davanti alla porta socchiusa di mia
figlia e dalla fessura scorgo all’altezza del mio ombelico un paio di occhiali azzurri
con dietro occhi stupiti che mi spiano sospettosi come fossi un marziano.
Poi
attacco a costruire il Presepio.
Devo recuperare le decorazioni nel sottotetto che è molto basso. Cammino con la tipica postura di Quasimodo ( di Notre Dame, non il Nobel per la letteratura ) e quando la schiena mi fa troppo male mi raddrizzo un pò picchiando con la testa contro un trave. Allora mi chino di nuovo, procedo, mi raddrizzo e ribatto ancora la testa. Dalla porta della soffitta spuntano i famosi occhiali azzurri con una bimba magrolina dietro che mi fissa seria. La guardo e lei mi chiede “cosa fai ?“ e io “cerco di fare il Presepio” e dentro di me spero in un moto di pena da parte sua e l’offerta di aiutarmi, tanto più che lei è piccina e nel sottotetto ci girerebbe come al Colosseo.
Devo recuperare le decorazioni nel sottotetto che è molto basso. Cammino con la tipica postura di Quasimodo ( di Notre Dame, non il Nobel per la letteratura ) e quando la schiena mi fa troppo male mi raddrizzo un pò picchiando con la testa contro un trave. Allora mi chino di nuovo, procedo, mi raddrizzo e ribatto ancora la testa. Dalla porta della soffitta spuntano i famosi occhiali azzurri con una bimba magrolina dietro che mi fissa seria. La guardo e lei mi chiede “cosa fai ?“ e io “cerco di fare il Presepio” e dentro di me spero in un moto di pena da parte sua e l’offerta di aiutarmi, tanto più che lei è piccina e nel sottotetto ci girerebbe come al Colosseo.
Niente.
Solo uno sguardo di compatimento e se ne va dicendo “ma perché lo fai così?”
indicando la testa con cui ho dato delle zuccate. Rimango impietrito. Poi me la
rido e completo il percorso. Intanto sento la nipotina che rientra in casa e
dice ad alta voce: “ Mamma, c’è il nonno che fa il presepio con le testate”.
Lasciamo
perdere.
Ho
finito a notte fonda il Presepio e il risultato è gratificante. Mi congratulo
con chi ha collaborato: me stesso.
Naturalmente
ho fatto un po’ di ironia, ma in effetti il Piccolo Mondo è questo. In realtà
sono abbondantemente ripagato dallo stupore delle bimbe quando vedranno sia il
Presepio ( che cerco di fare ogni anno differente ) che l’albero, dalla cagnara
che eccitate faranno durante il pranzo di Natale, dalla gioia di avere
tutti i parenti a tavola compresi quelli che han lasciato questa dimensione, ma che sono ben vivi dentro i nostri cuori. Son queste le cose che
danno senso al quotidiano. Il dono più prezioso – anche se magari fan tirare
qualche sacramento sul momento – è la loro (delle nipotine) gioia chiassosa,
la capacità di meravigliarsi, stupirsi,
sorridere, divertirsi con nulla, pensare solo al presente. I bambini sono la
parte migliore dell’umanità. Poi diventano adulti e........ fine dell’incantesimo.
Godiamoci
questi giorni pieni di sorrisi, magari un po’ forzati ma pur sempre sorrisi, di
buoni propositi, di speranze e col desiderio che siano in quantità tale da
seppellire il cinismo, il realismo senza poesia, le delusioni e gli egoismi.
Speriamo veramente che la Misericordia così invocata e cara a Papa Francesco migliori un pò la specie umana.
Chiacchiere
piccolo-borghesi? Intimismo rinunciatario? Minimalismo gradito ai poteri forti
che son ben contenti di avere masse da manipolare perché miti? Buonismo qualunquista? Può darsi, ma da
San Francesco, da “la Storia” di Elsa Morante, da Gandhi, Mandela e da infiniti
altri “piccoli“ nella storia quotidiana degli ultimi 5000 anni si capisce – a
saperla leggere con attenzione - che la costruzione o ricostruzione del mondo,
della pace, del bene, del sapere, dell’arte, della poesia non la dobbiamo alle
grandiose ideologie, ai grandi ideali e relative rivoluzioni e poi guerre e poi
guerre di liberazione, poi terrorismo, sfruttamento, ma bensì alla mitezza di chi sa –
appunto – coltivare il piccolo giardino dei sentimenti, degli affetti, della
solidarietà, dell’ascolto, del camminare vicini a chi nella vita ha un passo
più lento, dello sporcarsi le mani e del lavorare per produrre onestamente e
non per sfruttare gli altri solo per accumulare spropositate ricchezze e glorie. Il
mondo può migliorare solo con la rivoluzione dei piccoli, dei miti, di chi ha
capito come diceva bene R. Follerau che occorre “cambiare noi per cambiare il
mondo”. Meglio essere piccolo borghesi in un mondo pacifico e solidale o "eroi" fra cadaveri e miseria?
Retorica?
Può darsi. Vicino al S. Natale si corre il rischio di farne, ma mentre lasciamo
ai grandi e ai giovani la costruzione del futuro, a noi tocca quotidianamente
attendere alla manutenzione del presente riscaldandoci con qualche parola in
cui crediamo. Ci proviamo, almeno.
Buon
Natale (è politicamente corretto ?...) e Buon Anno Nuovo amici.
* * I giusti
Un uomo
che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è
contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre
con piacere una etimologia.
Due
impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il
ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il
tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna
e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi
accarezza un animale addormentato.
Chi
giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è
contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi
preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali
persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
( J. Louis Borges )