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martedì 21 gennaio 2025

MEDICINA DI FAMIGLIA: REQUIEM DI UNA PROFESSIONE

Scusate, ma non ho potuto resistere alla tentazione di violare la mia clausura informatica. Si stà compiendo un omicidio sotto gli occhi di tutti in modo strisciante. Quello della Medicina universalistica e soprattutto della Medicina di Famiglia. Un orrore programmato.

I clamori si levano quotidianamente con toni trionfali e con reciproci complimenti fra gli attori di una rivoluzione che risolverà i problemi della Medicina di Famiglia (o Medicina del Territorio o di prossimità o di come vi pare). Annunci in TV, sui giornali, evviva.

I problemi che hanno spinto fior di specialisti, manager, bocconiani, irregimentati, giornalisti da Dataroom, opinionisti, analisti finanziari, efficientisti etc, a proporre e imporre la svolta nella Medicina Generale sono noti:

1)   Mancano Medici e Pediatri sul territorio

2)   I medici non si riesce mai a trovarli

3)   I medici non rispondono al telefono

4)   I medici lavorano poco (vedremo poi di capire chi è quel decerebrato che afferma ciò)

5)   I medici guadagnano molto e non fanno il loro lavoro

6)   I medici non ti ascoltano più, sono frettolosi

7)   I medici non effettuano più visite domiciliari

8)   I medici non si impegnano nelle piccole urgenze e piccola chirurgia che sgraverebbero i P.S. da una massa enorme di banalità che li intasano

9)   I medici non ti visitano, sono sempre dietro al computer.

10)               I medici sono inutili perché ti fanno fare tanti esami e ti spediscono sempre dallo specialista.

L’analisi delle singole voci (dette così spesso frutto di esasperato populismo, egocentrismo culturale dominante, interesse a virare verso il privato per ridurre la spesa pubblica, sbrodolamenti verbali di giornalisti e opinionisti autoreferenziali e da scrivania) richiederebbero per ciascuna un corposo articolo, ma almeno la polvere della mediocrità da share e auditel da talk show populista và tolta.

In ogni campo prima di proporre soluzioni occorre analizzare e gerarchizzare i problemi, decidere qual’è l’elemento principale che deve, a cascata, organizzare e strutturare tutto il resto. In Medicina si direbbe che prima della terapia occorre effettuare una diagnosi, poi valutare tutte le variabili del paziente e infine proporre la terapia migliore.

Mancano medici e si risolve il problema consentendo di lasciare che il massimale per ogni medico passi da 1500 a 1800, et voilà. Da farsela addosso dal ridere. Il mulo è sfinito e gli si caricano ancora fascine sulla schiena.

Oppure li si obbliga a rubare del tempo alla routine quotidiana (leggasi visite ambulatoriali, domiciliari, ADI, ADP, etc.) o a comprimere la durata delle visite per dedicare alcune ore alla SuperMegaStruttura detta Casa della Salute in cui potranno, H24 7/7 affluire i pazienti per le loro necessità, magari perché non son riusciti a rintracciare il loro Medico che ha dovuto OBBLIGATORIAMENTE dedicare parte della sua giornata alla Casa della Salute. Un tempo si chiamava “far le nozze coi fichi secchi”. Già non riescono a far tutto nella giornata e li si obbliga a ritagliare una fetta - tempi di trasferimento compresi - per essere altrove. Geniale. Essendo i Medici associati, in rete, non importa chi troverete, perché tutti i MMG avranno accesso ai vostri dati, sapranno in tempo reale tutto della vostra storia clinica. GENIALE. E la privacy….aria fritta. E il rapporto fiduciario col medico scelto? Altra aria fritta. Ma non farà male tutto quel fritto?

Piccola riflessione: se il rapporto col medico è fiduciario, personalizzato nell’alchimia dei due mondi che si incontrano (Medico e Paziente coi loro corredi di cultura, vissuti, personalità reciproci) come si sentiranno nell’essere presi in carico da Professionisti robotizzati da tempi contingentati, deresponsabilizzazione inevitabile da parte del medico lì per l’occasione e non da quello scelto per fiducia, coercizione comportamentale imposta ai Medici dal rispetto del budget di spesa, direttive aziendali, Note AIFA, linee guida salvaschiena che cambiano ogni anno facendo slalom fra i conflitti di interesse e altre - rarissimamente organizzate da ISS o Enti governativi esterni al mercato - Piani terapeutici, esenzioni ticket, obiettivi aziendali da raggiungere, stanchezza da notte passata come medico di continuità- ex guardia medica- dato che anche i Medici di continuità si stanno estinguendo, etc. La medicina di gruppo o AFT che dir si voglia apparentemente darà la disponibilità di un professionista (a baraonda) sempre, ma la “presa in carico” è un’altra cosa. Il nuovo sistema potrà andar bene per produrre impegnative, ricette, certificati, ma null’altro. Avremo un certo numero di professionisti in perenne movimento (medici-cavalletta) per coprire vari buchi e orari di ambulatorio in vari luoghi decisi dal famoso “Terzo pagante”, il Governo. Il concetto di libero professionista è ormai in avanzato stato di decomposizione, siamo arrivati alla formula più vessatoria e demotivante di dipendenza. Ci sarà una transumanza di pazienti che dalle frazioni più periferiche delle Valli dovranno migrare verso i nuovi santuari della salute anziché avere diffusa sul territorio la presenza dei Medici. Perché?

I dirigenti, con aria di superiorità culturale, ci spiegano pazientemente fino a convincerci che i tempi sono cambiati, le esigenze sono cambiate, la telemedicina, l’informatica, gli aggiornamenti dei programmi del computer – spesso disastrosi - l’AI, la necessità di monitorare, programmare, aggiornamento - sacrosanto – ma per una grande percentuale a impronta aziendale leggasi: sollecitazioni a ridurre ( pardon ‘razionalizzare’) la spesa , etc e che impongono un cambio di paradigma, non può più esistere la figura romantica ma patetica del buon vecchio medico condotto, etc. Amen

Qualcuno, dallo stimatissimo Garattini alla corrosiva Gabbanelli hanno una mezza idea di come funziona e di che cosa realmente necessita la medicina territoriale? Hanno mai lasciato il loro trono sapienziale per vedere, toccare il mondo reale e non solo i dati ricavati dal web? Che tanto per cominciare il volume di lavoro non è per nulla “programmabile” se non creando sbarramenti, ostacoli, gabole burocratiche ai Pazienti? Non si ammalano o infortunano in modo ordinato, prevedibile, programmabile, non vi pare? Un sistema di accoglienza rigido (e prestissimo impersonale) non può dare risposte a una platea imprevedibile come un moto ondoso e non come la superficie piatta di un laghetto. Ricevere i pazienti con prenotazione è teoricamente un progresso, una comodità per il Paziente. Invece NO. Con orari di ambulatorio contingentati se, come spesso capita, vi sono periodi di maggior richiesta di prenotazione,  capite bene che il Medico o riduce drasticamente il tempo delle singole  consultazioni o rinvia a giorni successivi le prenotazioni creando, udite udite, Liste di Attesa. E le patologie che richiedono una risposta in tempi brevi? Le urgenze gestibili dal MMG, che non sono sparite per decreto ministeriale, dove inserirle?

Arrivo al dunque. La relazione terapeutica o rapporto medico-paziente è stata, è e sarà sempre una relazione umana, globale non tecnica come per il carrozziere o la cassiera del supermercato. Lo sappiamo tutti bene che in un consulto ci son due mondi che si incontrano con vissuti, personalità, cultura, temperamenti diversi. In cui il problema che spinge il paziente (scusate, non riesco a chiamarlo utente) a cercare il Medico ha una valenza psicologica oltre che biofisica o fisiopatologica. Che spesso il Medico deve adeguare il linguaggio, il tono di voce, le pause, l’ascolto alla persona che ha davanti e che è differente da ogni altra persona. Che la Medicina di Famiglia non è una specie di ingegneria del corpo, ma un misto fra biologia (con le sue differenze individuali), scienza esatta come fisica, chimica, etc , la clinica delle infinite patologie (in evoluzione di conoscenza) e le scienze umanistiche compresa una attitudine alla filosofia. Prima dell’era del tecnicismo si definiva la Medicina un’Arte…..dirlo adesso suscita sorrisi di compatimento. Il Medico di Famiglia si fa carico del benessere del corpo e della psiche (o spirito se preferite) nella loro integrità come sancito anche dalla definizione di Salute dell’OMS. Non è retorica romantica retrodata, guardate da cosa sono composti i comitati etici in medicina….non solo gommisti, idraulici e maestri d’ascia, ma anche filosofi, religiosi, sociologi etc… Perché secondo voi?

Mi dilungo. In questa ottica la vera rivoluzione culturale (computer e altri strumenti coercitivi e di controllo a parte) sarebbe nel:

1.   Periferizzare e non accentrare la presenza dei medici con incentivi per le zone disagiate. Le Case della Salute sono un fallimento organizzativo e anti-efficiente.

2.   Fornire a ciascun Medico del personale di studio (a carico del SSN) che lo supporti caricandosi di tanta burocrazia, interfaccia (front office per chi non conosce l’italiano) coi pazienti, gestione del telefono e delle ormai smisurate vie di contatto (web, mail, whatsapp etc.) oltre e capire il grado di urgenza o meno delle problematiche per decidere la gerarchia delle prenotazioni. Lasciando il medico libero dalla caterva di messaggi e telefonate che rubano tempo all’attività clinica.

3.   Esigere, compensando almeno le spese vive, che il medico effettui della piccola chirurgia, medicazioni, terapie ambulatoriali peraltro qualificanti e che consolidano il rapporto fiduciario medico-paziente. E ci guadagna il Pronto Soccorso.

4.   DEBUROCRATIZZARE! E’ un crimine la mole di burocrazia in capo al medico che pur giustificata nella sostanza ha un effetto paralizzante, sottrae tempo ed energie ed è frustrante.

5.   Creare una reale collaborazione fra Ospedale e Territorio purtroppo spesso in conflitto per mancanza di dialogo e perché ciascuno immerso in realtà parziali e differenti, ma se si vuole, complementari.

6.   Evitare di esigere che il MMG ricominci a fare anche la Guardia Medica. Non sono superuomini o superdonne e la carenza di riposo deteriora la capacità intellettiva e La disponibilità all’ascolto, così preziosa nella Medicina di Famiglia. 

Ho finito. Non succederà nulla di tutto ciò, purtroppo, ma nel giro di pochi anni vedremo la catastrofe non solo della sanità Ospedaliera e Specialistica sedotta dalle Sirene del Privato, ma di quella fondamentale della Medicina di Famiglia.

Un grande Medico, un profondo pensatore, un grande ricercatore in campo Cardiologico e Internistico, il compianto Proff. Alberto Malliani, diceva: «Per salvare le foreste occorre salvare gli alberi, uno per uno», principio applicato regolarmente ai suoi malati, ai sofferenti, ai poveri che finiscono indifesi in ospedale e hanno tutto da perdere; «se un malato vi racconta la sua storia e non avrete voglia, a storia finita, di ricominciare da capo per chiedere meglio, per ascoltare ancora, se non dimenticherete l’esatto trascorrere del tempo, se non farete tardi… è segno che non stavate facendo il medico».

E ancora:

«Servirebbero piantagioni di coraggio e non parole inutili, che per i medici sono target, business, promotion». «A un medico si può e si deve chiedere di non essere mai sfiorato dal cinismo», diceva ai giovani specializzandi.

«Cambiate, ribellatevi, indignatevi, è il mondo che conta che rovina il resto», ma non senza aprire all’ottimismo della volontà: «Per fortuna c’è tutto il resto, di cui si può essere innamorati».

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