Scusate, ma
non ho potuto resistere alla tentazione di violare la mia clausura informatica.
Si stà compiendo un omicidio sotto gli occhi di tutti in modo strisciante.
Quello della Medicina universalistica e soprattutto della Medicina di Famiglia.
Un orrore programmato.
I clamori si levano quotidianamente
con toni trionfali e con reciproci complimenti fra gli attori di una
rivoluzione che risolverà i problemi della Medicina di Famiglia (o Medicina del
Territorio o di prossimità o di come vi pare). Annunci in TV, sui giornali,
evviva.
I problemi che hanno spinto fior di
specialisti, manager, bocconiani, irregimentati, giornalisti da Dataroom,
opinionisti, analisti finanziari, efficientisti etc, a proporre e imporre la
svolta nella Medicina Generale sono noti:
1) Mancano Medici e Pediatri sul
territorio
2) I medici non si riesce mai a trovarli
3) I medici non rispondono al telefono
4) I medici lavorano poco (vedremo poi di
capire chi è quel decerebrato che afferma ciò)
5) I medici guadagnano molto e non fanno
il loro lavoro
6) I medici non ti ascoltano più, sono
frettolosi
7) I medici non effettuano più visite
domiciliari
8) I medici non si impegnano nelle
piccole urgenze e piccola chirurgia che sgraverebbero i P.S. da una massa
enorme di banalità che li intasano
9) I medici non ti visitano, sono sempre
dietro al computer.
10) I medici sono inutili perché ti fanno fare tanti esami e ti spediscono sempre dallo specialista.
L’analisi
delle singole voci (dette così spesso frutto di esasperato populismo, egocentrismo
culturale dominante, interesse a virare verso il privato per ridurre la spesa
pubblica, sbrodolamenti verbali di giornalisti e opinionisti autoreferenziali e
da scrivania) richiederebbero per ciascuna un corposo articolo, ma almeno la
polvere della mediocrità da share e auditel da talk show populista và tolta.
In ogni campo prima di proporre soluzioni occorre analizzare e gerarchizzare i problemi, decidere qual’è l’elemento principale che deve, a cascata, organizzare e strutturare tutto il resto. In Medicina si direbbe che prima della terapia occorre effettuare una diagnosi, poi valutare tutte le variabili del paziente e infine proporre la terapia migliore.
Mancano
medici e si risolve il problema consentendo di lasciare che il massimale per
ogni medico passi da 1500 a 1800, et voilà. Da farsela addosso dal ridere. Il
mulo è sfinito e gli si caricano ancora fascine sulla schiena.
Oppure
li si obbliga a rubare del tempo alla routine quotidiana (leggasi visite
ambulatoriali, domiciliari, ADI, ADP, etc.) o a comprimere la durata delle
visite per dedicare alcune ore alla SuperMegaStruttura detta Casa della Salute
in cui potranno, H24 7/7 affluire i pazienti per le loro necessità, magari
perché non son riusciti a rintracciare il loro Medico che ha dovuto
OBBLIGATORIAMENTE dedicare parte della sua giornata alla Casa della Salute. Un
tempo si chiamava “far le nozze coi fichi secchi”. Già non riescono a far tutto
nella giornata e li si obbliga a ritagliare una fetta - tempi di trasferimento
compresi - per essere altrove. Geniale. Essendo i Medici associati, in rete,
non importa chi troverete, perché tutti i MMG avranno accesso ai vostri dati, sapranno
in tempo reale tutto della vostra storia clinica. GENIALE. E la privacy….aria
fritta. E il rapporto fiduciario col medico scelto? Altra aria fritta. Ma non
farà male tutto quel fritto?
Piccola
riflessione: se il rapporto col medico è fiduciario, personalizzato
nell’alchimia dei due mondi che si incontrano (Medico e Paziente coi loro
corredi di cultura, vissuti, personalità reciproci) come si sentiranno
nell’essere presi in carico da Professionisti robotizzati da tempi
contingentati, deresponsabilizzazione inevitabile da parte del medico lì per
l’occasione e non da quello scelto per fiducia, coercizione comportamentale
imposta ai Medici dal rispetto del budget di spesa, direttive aziendali, Note
AIFA, linee guida salvaschiena che cambiano ogni anno facendo slalom fra i
conflitti di interesse e altre - rarissimamente organizzate da ISS o Enti
governativi esterni al mercato - Piani terapeutici, esenzioni ticket, obiettivi
aziendali da raggiungere, stanchezza da notte passata come medico di
continuità- ex guardia medica- dato che anche i Medici di continuità si stanno
estinguendo, etc. La medicina di gruppo o AFT che dir si voglia apparentemente
darà la disponibilità di un professionista (a baraonda) sempre, ma la “presa in
carico” è un’altra cosa. Il nuovo sistema potrà andar bene per produrre
impegnative, ricette, certificati, ma null’altro. Avremo un certo numero di
professionisti in perenne movimento (medici-cavalletta) per coprire vari buchi
e orari di ambulatorio in vari luoghi decisi dal famoso “Terzo pagante”, il
Governo. Il concetto di libero professionista è ormai in avanzato stato di
decomposizione, siamo arrivati alla formula più vessatoria e demotivante di
dipendenza. Ci sarà una transumanza di pazienti che dalle frazioni più
periferiche delle Valli dovranno migrare verso i nuovi santuari della salute
anziché avere diffusa sul territorio la presenza dei Medici. Perché?
I
dirigenti, con aria di superiorità culturale, ci spiegano pazientemente fino a
convincerci che i tempi sono cambiati, le esigenze sono cambiate, la
telemedicina, l’informatica, gli aggiornamenti dei programmi del computer –
spesso disastrosi - l’AI, la necessità di monitorare, programmare, aggiornamento
- sacrosanto – ma per una grande percentuale a impronta aziendale leggasi:
sollecitazioni a ridurre ( pardon ‘razionalizzare’) la spesa , etc e che impongono
un cambio di paradigma, non può più esistere la figura romantica ma patetica
del buon vecchio medico condotto, etc. Amen
Qualcuno,
dallo stimatissimo Garattini alla corrosiva Gabbanelli hanno una mezza idea di
come funziona e di che cosa realmente necessita la medicina territoriale? Hanno
mai lasciato il loro trono sapienziale per vedere, toccare il mondo reale e non
solo i dati ricavati dal web? Che tanto per cominciare il volume di lavoro non
è per nulla “programmabile” se non creando sbarramenti, ostacoli, gabole
burocratiche ai Pazienti? Non si ammalano o infortunano in modo ordinato,
prevedibile, programmabile, non vi pare? Un sistema di accoglienza rigido (e
prestissimo impersonale) non può dare risposte a una platea imprevedibile come
un moto ondoso e non come la superficie piatta di un laghetto. Ricevere i
pazienti con prenotazione è teoricamente un progresso, una comodità per il
Paziente. Invece NO. Con orari di ambulatorio contingentati se, come spesso
capita, vi sono periodi di maggior richiesta di prenotazione, capite bene che il Medico o riduce
drasticamente il tempo delle singole consultazioni o rinvia a giorni successivi le
prenotazioni creando, udite udite, Liste di Attesa. E le patologie che
richiedono una risposta in tempi brevi? Le urgenze gestibili dal MMG, che non
sono sparite per decreto ministeriale, dove inserirle?
Arrivo
al dunque. La relazione terapeutica o rapporto medico-paziente è stata, è e
sarà sempre una relazione umana, globale non tecnica come per il carrozziere o
la cassiera del supermercato. Lo sappiamo tutti bene che in un consulto ci son
due mondi che si incontrano con vissuti, personalità, cultura, temperamenti
diversi. In cui il problema che spinge il paziente (scusate, non riesco a
chiamarlo utente) a cercare il Medico ha una valenza psicologica oltre che
biofisica o fisiopatologica. Che spesso il Medico deve adeguare il linguaggio,
il tono di voce, le pause, l’ascolto alla persona che ha davanti e che è
differente da ogni altra persona. Che la Medicina di Famiglia non è una specie
di ingegneria del corpo, ma un misto fra biologia (con le sue differenze
individuali), scienza esatta come fisica, chimica, etc , la clinica delle
infinite patologie (in evoluzione di conoscenza) e le scienze umanistiche
compresa una attitudine alla filosofia. Prima dell’era del tecnicismo si
definiva la Medicina un’Arte…..dirlo adesso suscita sorrisi di compatimento. Il
Medico di Famiglia si fa carico del benessere del corpo e della psiche (o
spirito se preferite) nella loro integrità come sancito anche dalla definizione
di Salute dell’OMS. Non è retorica romantica retrodata, guardate da cosa sono
composti i comitati etici in medicina….non solo gommisti, idraulici e maestri
d’ascia, ma anche filosofi, religiosi, sociologi etc… Perché secondo voi?
Mi
dilungo. In questa ottica la vera rivoluzione culturale (computer e altri
strumenti coercitivi e di controllo a parte) sarebbe nel:
1. Periferizzare e non accentrare la
presenza dei medici con incentivi per le zone disagiate. Le Case della Salute
sono un fallimento organizzativo e anti-efficiente.
2. Fornire a ciascun Medico del personale
di studio (a carico del SSN) che lo supporti caricandosi di tanta burocrazia,
interfaccia (front office per chi non conosce l’italiano) coi pazienti,
gestione del telefono e delle ormai smisurate vie di contatto (web, mail,
whatsapp etc.) oltre e capire il grado di urgenza o meno delle problematiche
per decidere la gerarchia delle prenotazioni. Lasciando il medico libero dalla
caterva di messaggi e telefonate che rubano tempo all’attività clinica.
3. Esigere, compensando almeno le spese
vive, che il medico effettui della piccola chirurgia, medicazioni, terapie
ambulatoriali peraltro qualificanti e che consolidano il rapporto fiduciario
medico-paziente. E ci guadagna il Pronto Soccorso.
4. DEBUROCRATIZZARE! E’ un crimine la
mole di burocrazia in capo al medico che pur giustificata nella sostanza ha un
effetto paralizzante, sottrae tempo ed energie ed è frustrante.
5. Creare una reale collaborazione fra
Ospedale e Territorio purtroppo spesso in conflitto per mancanza di dialogo e
perché ciascuno immerso in realtà parziali e differenti, ma se si vuole,
complementari.
6. Evitare di esigere che il MMG ricominci a fare anche la Guardia Medica. Non sono superuomini o superdonne e la carenza di riposo deteriora la capacità intellettiva e La disponibilità all’ascolto, così preziosa nella Medicina di Famiglia.
Ho
finito. Non succederà nulla di tutto ciò, purtroppo, ma nel giro di pochi anni
vedremo la catastrofe non solo della sanità Ospedaliera e Specialistica sedotta
dalle Sirene del Privato, ma di quella fondamentale della Medicina di Famiglia.
Un grande Medico, un profondo
pensatore, un grande ricercatore in campo Cardiologico e Internistico, il
compianto Proff. Alberto Malliani, diceva: «Per salvare le foreste
occorre salvare gli alberi, uno per uno», principio applicato regolarmente ai
suoi malati, ai sofferenti, ai poveri che finiscono indifesi in ospedale e
hanno tutto da perdere; «se un malato vi racconta la sua storia e non avrete voglia,
a storia finita, di ricominciare da capo per chiedere meglio, per ascoltare
ancora, se non dimenticherete l’esatto trascorrere del tempo, se non farete
tardi… è segno che non stavate facendo il medico».
E ancora:
«Servirebbero piantagioni di coraggio e non parole inutili, che
per i medici sono target, business, promotion». «A un medico si può e si deve
chiedere di non essere mai sfiorato dal cinismo», diceva ai giovani specializzandi.
«Cambiate, ribellatevi, indignatevi, è il mondo che conta che
rovina il resto», ma non senza aprire all’ottimismo della volontà: «Per fortuna
c’è tutto il resto, di cui si può essere innamorati».